Nel 1862 il critico religioso e filosofo Ludwig Feuerbach pubblica la sua opera intitolata “L’uomo è ciò che mangia”, in cui sostiene che la fame e la sete abbiano effetti profondamente negativi sul vigore fisico, spirituale e morale dell’uomo, dimostrando come un popolo, derivi la sua etica e la sua virtù dalla qualità degli alimenti a cui ha accesso.
In ambito medico è semplice comprendere come l’alimentazione influenzi profondamente ogni individuo: quando mangiamo qualcosa che appaga il nostro palato, il sistema nervoso libera endorfine, dei neurotrasmettitori strutturalmente collegati agli oppiacei capaci di anestetizzare il dolore, ridurre lo stress e persino influenzare la nostra capacità di apprendimento. Il cibo e i micronutrienti concorrono a modulare la nostra risposta agli stimoli esterni, la nostra energia, la capacità di resistere alle aggressioni degli agenti patogeni, agendo inoltre sulle nostre emozioni. In passato numerosi sono stati i piani alimentari privativi, diventati famosi perché vantavano proprietà salutistiche miracolose: essi prevedevano l’eliminazione di uno o più alimenti, perché considerati incompatibili con l’obiettivo terapeutico.
Oggi gli studi confermano che privare in toto l’organismo di un determinato alimento è più deleterio che benefico. È chiaro come, per mantenersi in salute, non sia opportuno consumare in modo eccessivo cibi grassi di origine animale, fritti o troppo ricchi di zucchero o sale, ma non significa nemmeno privarsi totalmente di essi. La moderazione, la variabilità e la programmazione alimentare sono la chiave per poter mangiare di tutto senza rinunciare a nulla. Per prima cosa la stagionalità è un criterio fondamentale: consumare frutta e verdura di stagione significa usufruire di prodotti qualitativamente migliori, più ricchi in vitamine e sali minerali. In secondo luogo è opportuno variare: qualsiasi piano alimentare, sia esso volto a ritrovare il peso forma sia esso necessario per accompagnare una terapia farmacologica in corso, deve prevedere un’alternanza di cibi e utilizzare fonti proteiche diverse.
Non solo la materia prima, ma anche la tempistica conta. Il mondo occidentale è spesso troppo frenetico, caratterizzato da pasti veloci consumati in piedi, abuso di eccitanti come la caffeina e bevande gassate. Lo stomaco ha bisogno dei suoi tempi per lavorare al meglio e preparare i cibi per l’intestino, organo deputato al corretto assorbimento di vitamine e sali minerali.
Se il tratto gastro-enterico è costretto a lavorare in condizioni non ottimali, l’organismo intero ne soffrirà.
Anche alcuni farmaci, se assunti per lunghi periodi di tempo, possono a loro volta alterare l’assorbimento dei nutrienti essenziali, è questo il caso degli antiacidi associati a deficit della vitamina B12, molecola fondamentale per mantenere in salute il sistema nervoso centrale e periferico. Il potere curativo dell’alimentazione è stato riscoperto solo recentemente dalla medicina occidentale, mentre la medicina tradizionale cinese da oltre 2500 anni consiglia cosa mangiare e cosa evitare in presenza di patologia. La dietetica cinese non è solo curativa da attuarsi in presenza di fenomeni morbosi, ma è soprattutto preventiva, per evitarne la comparsa, così il cibo è, al contempo nutrimento e cura.